MUSEO ARCHEOLOGICO DI S. ANTONIO
INDICE
- Museo dell'Annunziata - Giornata Europea del Patrimonio: visita guidata a S. Antonio - Antiquarium - Laurino in miniatura - L'enigmatica signora dei serpenti - La voce del pozzo |
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27 luglio 2013
MUSEO DELL' ANNUNZIATA
"I CAPOLAVORI DI LAURINO"
Oggi giornata straordinaria con la presenza del sindaco Romano Gregorio e la responsabile zonale della Sovrintendenza ai Beni Artistici dott. Filomena Mangone. LAURINO NEL CUORE inaugura il MUSEO DELL'ANNUNZIATA, un sogno che si realizza.
27 luglio 2013
MUSEO DELL' ANNUNZIATA
"I CAPOLAVORI DI LAURINO"
Oggi giornata straordinaria con la presenza del sindaco Romano Gregorio e la responsabile zonale della Sovrintendenza ai Beni Artistici dott. Filomena Mangone. LAURINO NEL CUORE inaugura il MUSEO DELL'ANNUNZIATA, un sogno che si realizza.
CHIESA MUSEO DELL'ANNUNZIATA: portico di ingresso.
La Chiesa della SS. Annunziata è stata edificata nel XVI sec. sui resti di una precedente chiesina del XIV sec. di cui sopravvive il circuito dei muri di fondazione, mozzati ad un metro circa di altezza, con resti di affreschi del XIV sec. Ha bel soffitto a finti lacunari. La cupola interamente dipinta con scene del Paradiso del XVII sec. è unica nell'intero Cilento. |
Al di sotto della cupola il suntuoso altare è impreziosito dalla pala con l'Annunciazione di Girolamo Siciliano di Padula del 1577. A sinistra la Pietà di Silvestro Buono (?) del 1550 circa. A destra la Pietà di Lorenzo Arnono di Padula del 1606 e Predella dello stesso autore con scene dell'ultima Cena, Orto degli ulivi e Crocefissione, proveniente da S. Biagio. Sulle pareti mozze della precedente chiesina, nell' l'abside lacerti di affreschi con i 12 Apostoli, XIV sec. e a destra S. Michele Arcangelo che pesa le anime, XV sec.
Sotto il grandioso polittico, capolavoro di Cristoforo Faffeo del 1478. Ai lati S. Filippo Neri e S. Gennaro di Francesco Solimena.
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Sopra, a destra relitti di affresco con Vergine e S. Pietro Martire,
XIV sec. provenienti da S. Biagio |
Ai lati della Pietà, a sinistra, benché molto deteriorata, bella statua lignea dell'Annunciata, XV sec. A destra S. Monica XIV sec.
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Le riproduzioni dei capolavori sono state donate da "Laurino nel cuore" al Comune per restare esposte permanentemente nel
Museo dell'Annunziata
(Alla fine di settembre il museo era stato visitato da circa 1000 persone, italiane e straniere)
Museo dell'Annunziata
(Alla fine di settembre il museo era stato visitato da circa 1000 persone, italiane e straniere)
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28 Settembre 2013
COMUNE DI LAURINO - LIBERA ASSOCIAZIONE CULTURALE "LAURINO NEL CUORE"
MINISTERO DEI BENI CULTURALI
GIORNATA EUROPEA DEL PATRIMONIO
VISITE GUIDATE AL CONVENTO FRANCESCANO DI S. ANTONIO DI LAURINO
COMUNE DI LAURINO - LIBERA ASSOCIAZIONE CULTURALE "LAURINO NEL CUORE"
MINISTERO DEI BENI CULTURALI
GIORNATA EUROPEA DEL PATRIMONIO
VISITE GUIDATE AL CONVENTO FRANCESCANO DI S. ANTONIO DI LAURINO
CONVENTO DI S. ANTONIO, XVI sec.
ASSIEME A CIRCA 200 VISITATORI, SCOLARI E STUDENTI DI TUTTE LE SCUOLE DI LAURINO HANNO PARTECIPATO ALLA VISITA DEL COMPLESSO E DEL NUOVO ANTIQUARIUM
Organo del famoso organaro di Vallo della Lucania Silvestro Carelli del 1800. A destra altare maggiore e sul coro colossale Deposizione dalla croce del 1658 di Franciscus De Nigris (?).
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S.O.S S. ANTONIO S.O.S
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CONVENTO DI S. ANTONIO. Gli scolari delle scuole elementari ammirano Laurino in miniatura, la straordinaria riproduzione del paese realizzata dall'artista della cartapesta Umberto Miele.
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EVVIVA! FINALMENTE, NEL CONVENTO APERTO APPOSTA PER NOI, ABBIAMO POTUTO AMMIRARE IN ANTEPRIMA IL NUOVO E BELLISSIMO
ANTIQUARIUM
( L'inaugurazione con la consegna al Comune avverrà entro breve )
ANTIQUARIUM
( L'inaugurazione con la consegna al Comune avverrà entro breve )
Il nuovissimo Antiquarium, espone in 6 teche numerosi reperti fittili, utensili ecc. rinvenuti in diverse campagne di scavo a Ponte Trenico (Campora), Chiusa della Mammolessa (Stio) risalenti al Neolitico finale (Cultura di Diana, fine del IV, inizi del terzo millennio a. C.).
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Dalla Tempa di S. Giovanni (Laurino) e dalla Tempa del Calore (Magliano) provengono reperti delle successive Cultura del Gaudo (metà circa del III, inizi II millennio a. C.) e appenninica ( prima metà del II millennio fino al XII sec. a. C.).
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Dalla Grotta dei fraulusi. in località Pruno provengono teschi calcificati e oggetti dell'Età del bronzo (XIV-XI sec. a.C.). Gli altri reperti esposti si riferiscono alla occupazione lucana del territorio (dal IV al III sec. a. C.) Si tratta di utensili in ceramica naturale o decorata a vernice nera rinvenuti nei siti di piccoli insediamenti e nelle adiacenti sepolture con tetto a spiovente o a semplice fossa
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Nel terrano di Umberto Marotta, sulla parete est si trova un misterioso reperto.
Un bassorilievo del X secolo. L'enigmatica signora dei serpenti di Laurino. Cosmo Schiavo Il bassorilievo, di terracotta e di malta di cocciopesto, è inserito in un piccolo ninfeo sovrastato da una valva di conchiglia. La figura femminile si presenta coronata, con sguardo mite e benevolo, capelli ondulati ricadenti in ricca chioma sulle spalle e sugli omeri. La parte inferiore del suo corpo, inarcata, è anguiforme. Le volute dei serpenti terminano con un fiore trilobato, che stringono nelle bocche in segno probabilmente di offerta… Alla destra della figura principale si staglia una figura maschile. È un giovane satiro danzante, anguipede. Alla fine delle volute serpentiformi, squamate con la tecnica dell’incastonatura delle valve di conchiglie, appare la stessa forma di fiore presente nella figura della Dea Madre. Con il braccio destro sorregge un oggetto, di cui parleremo; nel sinistro sembra delinearsi una coppDi sotto la parte inferiore del corpo si nota una cavità che sprofonda nel terreno sottostante. Si tratta, con ogni evidenza, di una fonte, nella quale erano convogliate acque di scorrimento. Lo stesso termine “fonte” etimologicamente richiama simbolicamente un flusso, legato all’energia della vita, al tempo, al trascorrere delle cose, al trasferire, al trasportare. La fonte è, dunque, collegata alla vita. Non è possibile dire se fosse acqua sorgiva incanalata; in ogni caso il sorgere, il fluire è collegato al ri-sorgere, alla nascita, alla guarigione e, in forma traslata, metaforicamente, alla polluzione dall’interno verso l’esterno della materia… Alcune marche tipografiche cinquecentesche inserite rappresentano, sorprendentemente, la nostra iconografia. In una, ai cui lati si mostrano in bella grafia frasi in greco appare in un’edizione delle orazioni di Isocrate apparsa a Venezia nel 1591 per merito degli eredi dell’editore Giovanni Varisco, Giorgio e Marco, attivi a Venezia tra il 1591 e il 1617. La sirena bicaudata, però, è attestata come marca tipografica fin dai primi decenni del ‘500, per merito dell’editore bresciano Pietro Ravani, attivo a Venezia tra il 1526 e il 1528, e con Melchiorre Sessa tra il 1524 e il 1525... Può essere verosimile che un colto committente abbia estratto l’esigua marca da un libro in suo possesso e ne abbia affidata l’esecuzione in bassorilievo di malta a un altrettanto raffinato artigiano/artista? Oppure può essere verosimile che l’iconografia preesistesse in loco? Forse non riusciremo mai a dare risposta ai quesiti. L’elemento discriminante è rappresentato sicuramente dalla corona. Le bicaudate romaniche non presentano corone. L’unico reperto, cui posso riferirmi, è la bicaudata coronata su arenaria del centro storico di S.Marco dei Cavoti, in provincia di Benevento… Alla sinistra un altro satiro, in figura è speculare… Gli oggetti sorretti con la mano destra sono strumenti musicali, bùcinae (bos-cano), corni a foglia di conchiglie di ferro battuto o di ottone, o grandi conchiglie marine in cui vive il tritone, usate dai pastori e dai bovari. I satiri suonano, ballano e ….bevono. Sarebbero impegnati, dunque, in un'orgia, diciamo così, dionisiaca, in una forma di contaminazione ritualistica nella quale il tremendo dio è sostituito da una Magna Mater… |
La figura femminile
Ritengo che la figura femminile, con marcati tratti gentili, inserita in un contesto di variegate coordinate religiose, proprie della visione esoterica dell’uomo medioevale, sovrasti un ninfeo molto marcato da una simbologia esoterica. Non posso dire, per il momento, se il manufatto sia stato elaborato proprio in età angioina, oppure se l’acquisita iconografia, trasmutata nelle marche tipografiche, trovi riferimento in una misteriosa, sotto alcuni aspetti bizzarra, quanto apprezzabile, costruzione intellettualistica coeva o più o meno tarda. Posso, però, dire che il riferimento iconografico, non coronato, è presente, simile nella forma al primo Ravani e ai raffinati Varisco, nel codice miniato che riporta il Liber acerbe etatis del citato Cecco d’Ascoli, della seconda metà del XIV secolo. Cecco, pseudonimo di Francesco Stabili (Ancarano,1269-Firenze, 16/9/1327) fu personaggio eminente nel panorama culturale del Trecento. Poeta, medico e mago, insegnante, astrologo/astronomo, filosofo, fonte iconografica di Leonardo da Vinci per i suoi studi sulle bestie, seguace dell’esoterismo arabo dell’Alcabizio e di Giovanni Sacrobosco, fu arso sul rogo per eresia dinanzi S.Croce… I Satiri Ancora più arduo accostarsi a un’interpretazione simbolica dei satiri. Gli alchimisti fondavano innanzi tutto sulla percezione la capacità e lo sviluppo di ogni conoscenza, per cui l’interpretazione simbolica era quanto mai soggettiva, tanto quanto l’elaborazione artistica dell’idea. Il Testi ci informa che per i Saggi alchemici il termine Satir era sinonimo di Mercurio, uno dei principi occulti costitutivi della Materia, pericolosissimo in natura per gli adepti, così che occorre purificarlo fino a ottenere l’Oro, preparato per l’Opera finale. Senza dubbio ci troviamo di fronte ad un’espressione d’arte di notevole spessore, inserita in un multiforme quadro culturale di ampio respiro, che fa emergere una realtà territoriale viva e pulsante, non certo relegata ai margini dei grandi scenari storici presentati. Immagino il valente maestro artigiano che prepara dapprima l’intonaco della nicchia, vi delinea le figure da inserire, vi incastona le conchiglie, poi, probabilmente, pone alcune parti anatomiche, che ha precedentemente modellato, imprimendovi l’alito artistico delle espressioni, ne carezza le parti mallealibi, le forme anguiformi, sulle quali inserisce contestualmente altre conchiglie. Chissà dove abbia trovato tante conchiglie e come siano pervenute a Laurino. Non lo sapremo mai. E’ davvero stupefacente! Che dire, poi, del suo committente, un uomo certamente erudito, dai molteplici interessi, che ne segue, con sapienza, l’elaborazione, fase per fase? Ma c’è di più. Una delle formella che contornano il ninfeo sembra rappresentare un girasole, che per gli alchimisti è un piccolo sole sulla terra, caratterizzato dalla marcata carica simbolica positiva dell’abbondanza e della fecondità. È proprio il cerchio stellato a sette punte di cui ci parla l’Anonimo del Trattato aureo della pietra filosofale... Il manufatto può essere datato al X secolo. L'analisi al radiocarbonio 14 ha confermato l'analisi storico-estetica dell'autore. (L'articolo riportato in estratto può essere consultato per intero sul sito Zadalampe) |
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La voce del pozzo.
Mino Schiavo Me lo fece conoscere, agli inizi degli anni ’80, Emilio Pacente, più che un fratello: un pozzo o, meglio, una vera di pozzo istoriata, composta da 8 diedri intervallati da 8 colonnine di pietra locale scura. Sui diedri la voce muta e, al tempo stesso, assordante di tanti simboli. Volevano comunicare, ma il loro linguaggio era troppo distante, protetto dall’oscurità di tanti secoli trascorsi. Ci provammo, con Gino Pisanò, nell’arsura dello scirocco salentino, che lieve, ora, carezza la terra in cui riposa. È nei pressi della zona che, con bella espressione, si è voluta nominare “belvedere degli ulivi”, al di sotto dei ruderi della diruta chiesa di S.Pietro Apostolo (XIII secolo), collegato con altri due pozzi sovrastanti, a dimostrazione che quelle pertinenze erano sapientemente coltivate. Chi lo finanziò chiedeva la protezione dell’arcangelo guerriero, Michele, in ebraico Mi-Ka-El, che vuol dire “Chi come Dio?” – ovviamente nessuno. In latino “Quis ut Deus”,Q.U.D., acronimo inciso sul diedro centrale. Gli otto diedri formano un ottaedro che, in posizione piana, proiettano una stella ad otto punte, simbolo dell’ordine equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme, l’ordine dei cavalieri di San Giovanni, detto anche degli Ospedalieri. |
Nella complessa simbologia medioevale
il numero 8 indica il movimento perpetuo e regolare dell’Universo;
rappresentava il numero della giustizia, della completezza e del diritto di
accedere alla conoscenza. La forma ottagonale si realizza disponendo due
quadrati (simboleggiano il cielo e la terra), disposti a 45 gradi, inscritti in
una circonferenza (simboleggia l’unità e la perfezione dell’Universo della
creazione divina). I due quadrati dividono la circonferenza in 8 archi uguali.
Non sono casuali, dunque, le forme architettoniche ottagonali, presenti, per
esempio, a Parma ed a Firenze (i battisteri), a Castel del Monte (il castello
fatto costruire da Federico II), come a Laurino. A Castel del
Monte l’uomo “nuovo”, partecipe della setta dei Fedeli d’amore, i cui simboli erano la rosa e la croce, abbinati
sulla nostra vera alla stella ed all’elmo, doveva rigenerare la propria carne
attraverso il lavacro nel grande pozzo ottagono.
Quegli iniziati privilegiati avevano il compito di liberare la Chiesa dalle brame del potere temporale. Annunciate ciò fra i popoli; bandite la guerra santa; eccitate i forti; si avvicinino, salgano tutti i guerrieri. Trasformate i vostri vomeri in spade, le vostre falci in lance…(dal libro di Gioele,4,15), i cristiani, sotto il simbolo della croce, sconfiggeranno gli infedeli (la mezzaluna saracena). La scala simboleggia l’ascesi, la salita verso il Paradiso, il teschio e le ossa la caducità delle cose terrene, l’ala simbolo di protezione dell’Arcangelo, la corona potrebbe rappresentare metaforicamente il premio. Mikha’el, Quis ut Deus, guida e faro delle schiere crociate, protettore degli Ordini cavallereschi. [ A chi voglia approfondire segnalo G. PISANÒ-M.SCHIAVO, La simbologia del pozzo di Laurino (sec.XIII), Congedo editore, Galatina (LE), 1993, difficilmente rintracciabile, ma pubblicato, successivamente, in “ANNALI CILENTANI”, Esoterismo e teosofia in un pozzo di Laurino, n°6/1992, pp.106-128] NOTA: La simbologia del pozzo di Laurino è leggibile anche in I Tesori di Laurino.
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Il volo dell’angelo
Mino Schiavo Da Castelmezzano a Pietrapertosa il “volo dell’angelo” sulle Dolomiti lucane ispira zone nobili del Nord d’Italia, tra Golasecca (Varese) e Castelletto, il progetto dell’ “impianto teleferico ricreativo” sul Ticino caro a padri del nostro Risorgimento, a 70 metri d’altezza, alla velocità di 100 km all’ora. Lì, librato, meglio di una Ferrari di ultima generazione. Partirà dalle rovine della chiesa di S. Michele, il principe delle milizie celesti. Mah! Speriamo che lo ricordino anche nella bella nobile Lucania. Di lui non c’è traccia. Neppure dell’angelo, adattato alle esigenze di diverse feste patronali. C’è tanta tenerezza, però, nella coppia degli “angeli” in volo umano promiscuo simulato. Non più la “coppia angelica” Lucifero (l’angelo della luce), il traditore, e Mi-ka-el (“Chi come Dio”), il difensore della fede in Dio contro gli angeli ribelli.
Angelo: Vantati pure, o mostro maledetto, ma lascia questo suol da Dio protetto. Diavolo: Brucerò questo paese con quella fiamma Che nel mio core feroce avvampa ed arde. Angelo: Sì come un’ara brucerà ogni core ma sarà piena di celeste amore. Così nel testo della Sacra rappresentazione della lotta tra il Bene ed il Male, a Rutino, per il “volo dell’angelo” per la festività di S. Michele, adattando il dialogo del poema Il paradiso perduto di John Milton (1667). |
Un vero rito
gentile la vestizione dell’angelo bambino: sottoveste bianca , vestitito
azzurro con fili d’oro, in sapiente ricamo Quis
ut deus, traduzione latina di Mi-ka-el, appunto, l’Arcistratega, in riccioli biondi la parrucca.
Il rito, però, è molto più antico. Legato alle feste dell’equinozio d’autunno, alla raccolta, al tempo della discesa del sole agli “inferi”, quando le tenebre iniziano a prevalere sulla luce….quando si sente il bisogno di invocare San Michele attraverso la novena di nove giorni consecutivi. Culto di origine orientale, voluto da Costantino, che fece erigere a Costantinopoli un grandioso santuario (il Micheleion), giunse a noi a Monte S.Angelo, sul Gargano, cui tendevano migliaia di pellegrini attraverso la via Francigena in un percorso di purificazione. Fu, poi, il santo soprattutto dei pastori lucani, confortati dal santo simulacro che proteggeva le loro dure notti nelle grotte. Venerato in grotta anche da noi (a Costa della salvia, nella Valle dell’Angelo) come in diverse zone cilentane (Sala Consilina, Padula, etc.). Partirà (lo auguriamo di cuore) la nostra teleferica da una grotta eremitica, nei pressi dell’antica chiesa di S.Pietro, lì sulla ribattezzata, con bella espressione, Belvedere degli ulivi. Poco distante vi è ancora il pozzo (Vedi sopra) con una iscrizione: Q. V. D. (Quis ut Deus), appunto il Principe delle milizie celesti, a protezione. |